Attentati di Mosca del 1977

Attentati di Mosca del 1977
Tipoesplosioni
Data8 gennaio 1977
LuogoMosca
StatoBandiera dell'Unione Sovietica Unione Sovietica
Coordinate55°47′24″N 37°47′24″E / 55.79°N 37.79°E55.79; 37.79
Coordinate: 55°47′24″N 37°47′24″E / 55.79°N 37.79°E55.79; 37.79
Conseguenze
Morti7
Feriti37
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Gli attentati di Mosca del 8 gennaio 1977 consistettero in una serie di tre esplosioni in determinate zone della capitale sovietica. Questa serie di attacchi terroristici provocarono 7 morti e 37 feriti gravi. Nessuno rivendicò gli attacchi, sebbene tre membri di un'organizzazione nazionalista armena furono condannati a morte rei dell'accaduto dopo un processo segreto in seguito alle indagini del KGB. Alcuni dissidenti sovietici affermarono che i sospettati erano in possesso di un alibi,[1] e Andrej Sacharov sostenne che la serie di attentati fosse stata orchestrata proprio dal KGB. Secondo lo storico Jay Bergman, "i veri autori delle esplosioni non sono mai stati determinati con certezza".[2]

Esplosioni

L'8 gennaio 1977, tre ordigni furono detonati in varie zone di Mosca. La prima bomba esplose alle 17:33 ora locale in un treno affollato tra le stazioni Izmajlovskaja e Pervomajskaja della metropolitana.[3] Alle 18:05, una seconda bomba fu detonata all'interno di un negozio di alimentari vicino alla Lubjanka. Cinque minuti dopo una terza bomba esplose vicino a un altro negozio di alimentari sulla ulica 25 Oktjabrja (l'attuale Nikol’skaja ulica), proprio a poche centinaia di metri dalla sede del Partito Comunista dell'Unione Sovietica.[3] L'8 febbraio 1977, Izvestia, un giornale ufficiale del governo sovietico, riportò che gli attacchi avevano causato 7 morti[3] e 37 feriti.[4]

Indagini

Le indagini ufficiali furono condotte dal KGB, e non dalla milicija di Mosca. Un primo sospettato chiamato Potapov venne arrestato a Tambov dopo aver detonato un esplosivo che uccise la moglie del suo vicino e le sue due figlie. Dopo l'arresto, Potapov confessò di esser stato lui l'artefice degli atti di terrorismo a Mosca. Tuttavia, si scoprì essere una confessione forzata e, dopo un'indagine durata un mese, il caso fu archiviato dagli agenti del KGB.[3]

Nell'ottobre del 1977, fu ricevuta una prova sospetta del coinvolgimento degli armeni. All'Aeroporto Internazionale di Tashkent un ufficiale del KGB notò una donna che portava con sé una borsa simile a quella di una ricostruzione dell'ordigno inviata dal KGB a tutte le sue filiali.[3] Si scoprì che quelle borse venivano prodotte solamente a Erevan.[3] Nel novembre del 1977, Stepan Zatikjan, un membro fondatore del clandestino Partito Nazionale Unito, fu arrestato; anche i complici Zaven Bagdasarjan e Hakop Stepanjan furono presi in custodia[5] dopo un tentativo fallito di detonare una bomba nella stazione ferroviaria di Kurskij a Mosca. Dopo un processo segreto, Zatikjan, Stepanjan, e Bagdasarjan furono dichiarati tutti colpevoli il 24 gennaio e giustiziati cinque giorni dopo.[6] La stampa sovietica pubblicò soltanto un articolo dedicato alla serie di attentati, citando Zatikjan come il solo perpetratore.[7] Secondo il generale del KGB Filipp Denisovič Bobkov, tutte le pubblicazioni furono bloccate nella RSS Armena dall'allora presidente armeno Karen Demirčjan.[7]

Sospetti sul KGB

Molto tempo dopo gli attentati, il giornalista sovietico Victor Louis (nato Vitalij Evgen’evič Lui), un noto agente provocatore del KGB, pubblicò un articolo sul coinvolgimento dei dissidenti sovietici negli attentati.. Dopo esser venuto a conoscenza di tale articolo, Andrej Sacharov scrisse un "appello alla comunità mondiale" nel quale chiese delle indagini imparziali e suggerì l'idea secondo cui gli attentati fossero stati orchestrati dallo stesso KGB per discreditare l'intero movimento dei dissidenti sovietici.[8] Sacharov affermò:

«Ho delle ragioni serie per dubitare. Questo è l'articolo provocatorio nel London Evening News scritto da Victor Louis. Questi sono arresti e interrogatori che non sono chiaramente collegati agli attentati. Questi sono omicidi degli ultimi mesi, probabilmente commessi dal KGB e che non sono stati oggetto di indagine. Basta menzionare solo due di questi: l'omicidio del poeta Konstantin Bogatyrëv e dell'avvocato Evgenij Brunov.[9]»

Dopo tale dichiarazione, Sacharov non solo venne attaccato dai giornali sovietici ma ricevette anche minacce via telefono. Molte persone cercarono di entrare nel suo appartamento, sostenendo di essere i parenti di coloro che furono uccisi nella metropolitana.[10]

Il 1º febbraio 1979, il Gruppo Helsinki di Mosca fece una dichiarazione ufficiale "Sull'esecuzione di Stepan Zatikjan e di due individui anonimi" dove alla fine affermò che: "La mancanza di trasparenza e l'intera atmosfera di segretezza fornisce motivazioni per dubitare della validità delle cariche, dell'obiettività e dell'imparzialità della corte."[11]

Il dissidente sovietico Aleksandr Nikolaevič Tarasov affermò di esser stato anche lui interrogato all'epoca da un investigatore del KGB, che cercò di "convincerlo" ad essere il responsabile dell'esplosione. A meno che "io non avessi avuto un alibi al 300%" (era stato confinato in un ospedale, durante gli attentati), "avrebbero condannato me e non Zatikjan", disse Tarasov.[12]

Secondo l'ex colonnello del KGB Oleg Gordievskij, i tre armeni erano stati selezionati come capri espiatori per questo atto terroristico. Gordievskij scrisse che:

«Il caso che più allarmò il KGB era l'attentato alla metropolitana di Mosca compiuto dai separatisti armeni nel 1977. Tre armeni furono successivamente fucilati. Si pensava al Centro che, quando il KGB e la milicija non riuscirono a trovare il responsabile, altri tre separatisti armeni furono scelti come capri espiatori con lo scopo di dimostrare che i terroristi sarebbero sempre stati catturati e puniti.[13]»

Secondo gli storici Mihail Geller e Aleksandr Nekrič, Zatikjan, Stepanjan e Bagdasarjan possedevano un alibi confermato da numerosi testimoni, e la loro condanna a morte rappresentò la prima esecuzione politica in Unione Sovietica dopo la morte di Stalin.[1]

Il dissidente Sergej Grigor’janc sostiene che il capo del KGB Jurij Andropov e il colonnello Filipp Bobkov sono stati i responsabili dell'attentato.[14]

Note

  1. ^ a b Mihail Geller e Aleksandr M. Nekrič, Istorija Rossii, 1917-1995, vol. 4, Izd-vo "Mik", 1996, ISBN 587902086X.
    «Aрмянские националисты были приговорены к смертной казни закрытым судом и несмотря на то, что алиби обвиняемых было подтверждено многими свидетелями.»
  2. ^ Jay Bergman, Meeting the demands of reason, Cornell University Press,
  3. ^ a b c d e f (RU) Aleksej Stepanov, Бомба в московском метро, su old.samara.ru, 31 gennaio 2004 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2009).
  4. ^ (EN) Moscow metro one of world's busiest, in BBC News, 29 marzo 2010.
  5. ^ The Soviet Empire: Pressures and Strains By Institute for the Study of Conflict, Institute for the Study of Conflict. 1980. p. 40.

    «Stepan Zatikyan, Zaven Bagdasaryan and Akop Stepanyan were arrested in November 1977 on the charge of causing the explosion in the Moscow underground on 8 January 1977»

  6. ^ Martin McCauley, The Soviet Union after Brezhnev, Holmes & Meier, 1983, p. 50, ISBN 0841909180.
  7. ^ a b (RU) Аleksej Stepanov, Бомба в московском метро.Окончание. Начало в № 18, su old.samara.ru (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2009).
  8. ^ Aleksandr D. Sacharov, ГЛАВА 23, in Воспоминания. URL consultato il 12 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 20 gennaio 2007).
    «Я не могу избавиться от ощущения, что взрыв в московском метро и трагическая гибель людей — это новая и самая опасная за последние годы провокация репрессивных органов»
  9. ^ (RU) ДЕЛО О ВЗРЫВЕ В МЕТРО, su memo.ru (archiviato dall'url originale il 30 luglio 2009).
  10. ^ R. A. Medvedev, Юрий Андропов И Андрей Сахаров, in Вестник Российской Академии Наук, vol. 69, n. 1, 1999, pp. 72-80 (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2014).
  11. ^ (RU) Главная, su mhg.ru, Московская Хельсинкская группа (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2018).
  12. ^ (RU) Aleksandr N. Tarasov, Остап бендер, норинский и я, in Панорама, dicembre 1991.
  13. ^ Christopher M. Andrew, KGB: the inside story of its foreign operations from Lenin to Gorbachev, 1st ed, HarperCollins Publishers, 1990, ISBN 0060166053.
  14. ^ (RU) Sergej Grigor'janc, Взрыв в московском метро 1977 г. (из книги «Полвека советской перестройки»). Сергей Григорьянц, su grigoryants.ru, 14 febbraio 2016. URL consultato il 12 novembre 2018 (archiviato dall'url originale il 1º novembre 2019).

Voci correlate

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