Nanosocialismo

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Il nanosocialismo si riferisce generalmente a una serie di teorie economiche di organizzazione sociale che sostengono la proprietà collettiva o dello stato e l'amministrazione di ricerca, sviluppo e utilizzo della nanotecnologia.

Politica

Lo stesso argomento in dettaglio: Regolamentazione della nanotecnologia.

Il nanosocialismo è una presa di posizione che favorisce la politica partecipativa per guidare l'intervento statale nel tentativo di gestire la transizione verso una società mutata radicalmente dalla nanotecnologia molecolare.[1][2]

Il "nanosocialismo" è un termine coniato da David M. Berube, il direttore associato di Nanoscience and Technology Studies alla NanoCenter della USC, il quale sostiene che i progetti nanotecnologici hanno bisogno di essere temperati dal tecnorealismo per quanto riguarda le implicazioni della nanotecnologia in una società tecnocapitalista, ma queste sue applicazioni offrono anche enormi opportunità di abbondanza economica e progresso sociale.[1][2]

Nella cultura di massa

Nel gioco di ruolo Transhuman Space, il nanosocialismo viene descritto come un discendente dell'infosocialismo, dove la proprietà intellettuale è nazionalizzata e distribuita dallo stato. È adottato inoltre da alcuni paesi in via di sviluppo per contrastare le corporation delle nazioni più ricche che detengono i copyright e i brevetti. Questa versione romanzesca del nanosocialismo è stato coniata da David L. Pulver, il creatore del gioco, inconsapevole del fatto che il termine fosse già stato utilizzato da Berube.

Note

  1. ^ a b (EN) David Berube, Nanosocialism, 1996. URL consultato il 30 gennaio 2007 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2007).
  2. ^ a b (EN) James Hughes, Politics of Transhumanism, 2001. URL consultato il 26 gennaio 2007.