Carlo Bossoli, Il cavalier Farini presenta a Vittorio Emanuele II l'atto di annessione dell'Emilia al Piemonte (Museo nazionale del Risorgimento italiano, Torino)
Stato
Governo provvisorio delle provincie dell'Emilia (Regno di Sardegna)
Regione
Bologna, Modena e Parma
Data
11 e 12 marzo 1860
Tipo
plebiscito con suffragio universale maschile
Tema
annessione al Regno di Sardegna o regno separato
Esito
Annessione al Regno di Sardegna
99,82%
Regno separato
0,18%
Affluenza
79,73
Il plebiscito delle regie provincie dell'Emilia, conosciuto nei rispettivi territori anche come plebiscito delle province parmensi e modenesi e plebiscito delle Romagne, fu un plebiscito che avvenne nelle giornate di domenica 11 e lunedì 12 marzo 1860 per sancire l'annessione al Regno di Sardegna dell'ex Ducato di Parma e Piacenza, dell'ex Ducato di Modena (che includeva anche il territorio di Massa, oggi in Toscana) e dell'ex Legazione delle Romagne (che faceva parte dello Stato Pontificio).
Nelle stesse date si svolse anche il plebiscito della Toscana, la cui formula però fece riferimento alla "unione" con il Regno di Sardegna.
Indice
1Contesto storico
2Risultati
2.1Dettaglio dei risultati
3Note
4Bibliografia
5Voci correlate
6Altri progetti
Contesto storico
Dal 15 giugno all'8 dicembre 1859 gli ex Stati austro-estensi furono governati, col nome di "Province modenesi", da Luigi Carlo Farini, prima in veste di governatore per il re di Sardegna e poi, dopo l'armistizio di Villafranca, in veste di dittatore.[1]
Dall'8 dicembre 1859 alla fine di marzo del 1860 fecero poi parte di quella più vasta unità politica che comprese anche le Province parmensi e le Romagne e che il 1º gennaio 1860, sempre sotto il Farini e in attesa del plebiscito di annessione, prese il nome di Regie province dell'Emilia. Di tale unificazione, maturata a livello politico già ai primi di novembre, quando Farini aveva assunto a titolo personale la qualifica di dittatore di tutte e tre le compagini preunitarie, la città di Modena si trovò ad essere il centro coordinatore e sede dei dicasteri centrali del nuovo organismo, fatta eccezione per quello della guerra che risiedette a Bologna. Fu durante questa fase che, con decreto del 27 dicembre 1859,[2] venne dato alla regione Emilia-Romagna il suo primo assetto, mediante la suddivisione in province con un'intendenza generale, circondari con un'intendenza e mandamenti.
Dopo l'annessione al Piemonte, infine, seguita al pronunciamento popolare del 12 marzo 1860, proclamata il 18 marzo successivo e messa in pratica il 31 marzo, il governo delle Province dell'Emilia fu naturalmente sciolto, ma, per quanto riguarda il tessuto amministrativo di base, bisognò attendere la proclamazione del Regno d'Italia o, meglio, i decreti dell'ottobre 1861 prima di poter parlare di vera e propria definitiva integrazione.
^Governo provvisorio delle province dell'Emilia - Ente[collegamento interrotto], su Sistema Archivistico Nazionale. URL consultato il 22 febbraio 2019.
^Raccolta officiale degli atti di governo dittatorio per le province modenesi e parmensi, n. 79
Bibliografia
Giovanni Maioli, Il plebiscito dell'Emilia e delle Romagne (11-12 marzo 1860), collana Atti e Memorie della R. Deputazione di storia patria per l'Emilia e la Romagna, vol. 8, Bologna, presso la Regia Deputazione di storia patria, 1943, SBN IT\ICCU\UBO\2566599.
Unione popolare monarchica (a cura di), Plebiscito dell'Emilia: 11-12 marzo 1860, Bologna, Tip. A. Garagnani, 1910, SBN IT\ICCU\UBO\3340353.