Le prime ambizioni di tricolore si manifestarono già in autunno[14], stante una testa della classifica condivisa col Milan in ottobre[15]: crollato successivamente a Marassi[16], il Bologna non andava oltre la divisione della posta in palio nel derby contro la S.P.A.L. e sul terreno della scudettataInter.[17] Una principale svolta era impressa dal filotto-record di 10 affermazioni consecutive[5][6], archiviando il 1963 grazie al successo dal minimo scarto conseguito a scapito della Juventus[18]: i 27 punti nel girone d'andata valevano ai felsinei un simbolico riconoscimento d'inverno[19], lasciandosi addietro i rossoneri nel mese di febbraio.[5][6]
Ultima «vittima» della summenzionata striscia positiva il Torino[20][5], una gara rivelatasi a posteriori il cruciale spartiacque della stagione[6][5]: se dal nulla di fatto a Bergamo traeva origine il comando solitario[21], una vittoria nel capoluogo lombardo assicurò il 1º marzo 1964 la necessaria serenità con cui affrontare il conclusivo scorcio del campionato.[22][23] La Federcalcio evidenziò tuttavia nei giorni seguenti come dai controlli relativi al doping — cui si erano sottoposti Fogli, Tumburus, Pavinato, Perani e Pascutti dopo il match coi granata —[5][24] fossero emersi riscontri alle anfetamine[5], mettendo così in moto la giustizia sportiva[25]: posticipato frattanto il confronto con gli estensi in calendario al 15 marzo[26][5], la sentenza del primo grado comportò una sconfitta a tavolino per la partita in questione nonché un'iniziale squalifica di 18 mesi per l'allenatore Bernardini.[27][5]
L'ulteriore punto di penalizzazione comminato determinò, de facto, un −3 in classifica rispetto all'effettivo andamento in campo[5][27]: il 29 marzo 1964 la formazione emiliana ospitò la nuova capolista Inter[28], soccombendo sotto i suoi colpi (con Sarti a neutralizzare il rigore calciato da Haller[29]) e precipitando a 4 lunghezze dalla vetta per un gap poi dimezzato dal vittorioso recupero coi ferraresi.[30][31] Il pareggio senza gol a Mantova sembrò calare il sipario sulle opportunità di rimonta[32], mentre un'indagine compiuta in parallelo dalla magistratura ordinaria portava alla luce nuovi elementi[5][33]: le controanalisi effettuate sui campioni appuravano infatti l'assenza di sostanze dopanti[5][34], suscitando l'ipotesi di manomissione fraudolenta dei flaconi incustoditi.[35][36]
Il 16 maggio 1964, alla vigilia della terzultima partita[5], la Commissione d'Appello Federale — cui la società aveva presentato ricorso in marzo —[5] procedeva quindi all'assoluzione degli imputati restituendo in conseguenza i punti dedotti e revocando l'inibizione al tecnico (sostituito per un breve periodo dal responsabile del settore giovanile Raffaele Sansone[5][37]): i rossoblu tornarono così a quota 49 in graduatoria appaiando i nerazzurri[6][7], uno stallo permasto tale anche all'indomani a causa dei risultati di entrambe.[38][39] Le 34 giornate regolamentari non furono dunque sufficienti per assegnare il titolo[6], comportando l'unico spareggio-scudetto nella storia della Serie A[40][41]: il 3 giugno l'ambiente bolognese veniva scosso dalla morte del presidente, Renato Dall'Ara[42], malato da tempo e fatalmente colpito da infarto durante una riunione con Angelo Moratti.[6][7]
La «bella» andò in scena all'Olimpico di Roma nel caldo pomeriggio del 7 giugno[4], rifiutando la possibilità concessa dalla Federcalcio di rinviare l'incontro per il lutto[6][7]: a cogliere di sorpresa Helenio Herrera contribuiva un furbo espediente tattico[6][7], col terzino Bruno Capra schierato all'ala invece che nel ruolo abituale così da arginare le incursioni di Facchetti e l'inventiva di Corso.[4][7] Una punizione battuta da Fogli, con leggera deviazione del difensore meneghino[4], spiazzò Sarti per il gol del vantaggio[43]: assistendo al raddoppio per mano di Nielsen[43][12], Bernardini esultava a fine partita con un gesto di scherno rivolto all'allenatore avversario.[4]
Nobilitata da un trionfo atteso all'ombra delle Torri dal 1941[7][6], la stagione si concludeva con le partecipazioni a Coppa Italia (dove l'eliminazione giunse a opera dei bianconeri[44]) e Mitropa raggiungendo in quest'ultima la semifinale.[45]
^L'intera giornata di campionato, originariamente in programma al 3 novembre 1963, fu rinviata per consentire una maggior preparazione all'Italia in vista della partita con l'Unione Sovietica del 10 novembre 1963; cfr. Leo Cattini, Il «turno sospeso» di campionato forse recuperato il 19 gennaio, in La Stampa, 31 ottobre 1963, p. 12.
^Gara originariamente in programma per il 15 marzo 1964, ma rinviata per decisione della Lega Calcio; cfr. Bologna-Spal il 14 aprile, in La Stampa, 22 marzo 1964, p. 8.
Bibliografia
Carlo Felice Chiesa Bologna Centodieci. L'epopea, la gloria, le immagini inedite, 2019, Edizioni Minerva, ISBN 978-88-3324-184-5.
Almanacco illustrato del calcio - La storia 1898-2004, Modena, Panini, 2004.
Filippo Manaresi, Gli scudetti dimenticati: Bologna 1963-64 - Giallo a lieto fine, da Calcio 2000, aprile 1999.
Carlo F. Chiesa, Il grande romanzo dello scudetto, da Calcio 2000, annate 2002 e 2003.
Marco Bertuzzi e Federico Monti, La maglia del Bologna. Storia delle divise rossoblù, Edizioni Minerva, 2017, ISBN 978-88-7381-866-3.